Grotta del MilognoSpeleologia

La Grotta di Milogno si apre sulla sinistra idrografica del Torrente Bagni e la sua genesi è correlabile alla circolazione sotterranea di acque sulfuree, la cui presenza è ampiamente attestata nel territorio. La cavità mostra un andamento variabile degli ambienti interni: una serie di pozzi  e camini intercettano gallerie sub-orizzontali disposte a più livelli, generalmente recanti belle morfologie di erosione. Alcuni distretti ipogei possiedono un concrezionamento di eccezionale pregio estetico, costituito da singolari cristallizzazioni. Una recente risalita in artificiale ha permesso di scoprire nuovi ambienti da cui si staccano diramazioni tuttora in fase d’esplorazione, verosimilmente collegate alla superficie mediante ingressi ancora sconosciuti.

Paleontologia

La cavità è nota, dal punto di vista paleontologico, per la segnalazione dei resti di un grande mammifero oggi estinto, l’orso delle caverne (Ursus spelaeus). Tali resti, recuperati e identificati nel 1978 da un gruppo di speleologi del Circolo Idrologico e Speleologico Friulano (Udine), rappresentano una delle poche segnalazioni di questo animale nel Sud Italia, la cui maggiore diffusione è attestata con sicurezza nella regione alpina. L’orso delle caverne è infatti caratteristico di un clima freddo, che mal si concilia con le miti temperature del meridione, portando la sua presenza a latitudini così basse ad essere abbastanza dibattuta. Nel corso di recenti esplorazioni (2012) è stata verificata la presenza di resti ossei di cervo (Cervus elaphus) in un ramo della grotta di nuova scoperta.

 

Collaborazioni

  • Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria

Galleria fotografica

Grotta del Milogno (Guardia Piemontese, Cosenza)Milogno-2Milogno-3